Lavoro

Stipendio di 2.400 euro al mese per rimanere traumatizzati (per sempre) da video shock su Facebook

Molti moderatori fanno causa a Meta dopo aver visto per ore immagini violente e brutali senza il necessario supporto psicologico. Il 20% denuncia di soffrire di problemi di salute mentale

Scene brutali e violenza inaudita quelle a cui sono sottoposti quotidianamente i moderatori assunti da Meta per verificare i contenuti da censurare. Molti dipendenti hanno fatto causa all'azienda per i traumi psicologici subiti. Foto Pixabay

Aspiravano ad un buono stipendio guardando video e si sono ritrovati traumatizzati. È successo ai dipendenti di Meta, l'azienda di Mark Zukerberg che li aveva assunti per controllare i contenuti violenti di Facebook e Instagram. Oltre il 20% del personale assunto per questa funzione a Barcellona ora è in congedo per malattia a causa di traumi psicologici. La posizione si presentava come allettante: uno stipendio che poteva raggiungere i 2400 euro al mese e un unico requisito per essere assunti: conoscere la lingua locale. Il compito consisteva nel visionare tra i 300 e i 500 video al giorno. L'opportunità si è trasformata però in una sorta di incubo per molti dei lavoratori che hanno ottenuto il lavoro.

Immagini brutali

Ad assumere il personale è la stata la CCC Barcelona Digital Services, di proprietà di Telsus, la società che per Meta si occupa di controllare i contenuti di Facebook e Instagram. Nei video da verificare i dipendenti hanno trovato di tutto: omicidi, stupri e suicidi dal vivo. Persino immagini di persone smembrate. "In uno dei video, un padre mostra il suo bambino, che avrebbe avuto un anno. Gli pianta un coltello nel petto, gli strappa il cuore e lo mangia", ha dichiarato ad Euronews Francesc Feliu, l'avvocato che difende una dozzina di lavoratori che hanno deciso di fare causa alla società. Ai contenuti disumani si associavano spesso rumori insopportabili e urla, oltre alla vista continua di sangue. In queste condizioni i lavoratori sono stati perennemente esposti a gravi problemi di salute mentale. Secondo il legale i dipendenti soffrono di disturbo da stress post-traumatico, disturbo ossessivo-compulsivo e di depressione. L'accusa è quella di provocare malattie mentali in persone giovani e sane, che senza quel lavoro non sarebbero venute a contatto con questo genere di traumi.

La prima causa in Irlanda

La prima causa di questo genere la si deve a Chris Gray, che ha lavorato un anno come moderatore dopo essere stato assunto dalla società Cpl, l'appaltatore irlandese di Facebook nel 2017. All'epoca i video rappresentavano solo il 20% dei contenuti da monitorare. Il lavoro principale riguardava testi, foto e alcuni live. A restargli impresse sono state le immagini di migranti torturati con una barra di metallo ardente o di cani bolliti vivi. Ne è derivata una condizione di stress e aggressività che lo ha spinto a rivolgersi allo psicologo aziendale, ma per ottenere un appuntamento sono stati necessari anni. Insieme a Gray, altri 35 moderatori di contenuti hanno presentato reclamo presso l'Alta Corte irlandese, dove Meta ha la sua sede europea. Il problema è comune ai moderatori di tanti Paesi europei. I dipendenti che si sono rivolti ai tribunali provengono da Irlanda, Polonia, Germania e Spagna. Alcuni sono crollati subito dopo aver visto un video, altri dopo settimane, c'è chi è andato avanti per mesi fino a che amici e familiari hanno fatto notare loro un peggioramento di personalità.

La risposta dell'azienda

Meta sostiene di stare lavorando con Telsus per affrontare la questione. "Prendiamo sul serio il supporto dei revisori dei contenuti e richiediamo a tutte le aziende con cui collaboriamo di fornire supporto in loco 24 ore su 24, 7 giorni su 7, da parte di professionisti qualificati", ha risposto l'azienda. "Questo tipo di contenuti ti spaventano per tutta la vita. Non siamo macchine o computer senza sentimenti", ha affermato l'avvocato Feliu. Ad aggravare la situazione, aggiungono gli avvocati, è la politica di Meta che costringe i dipendenti a guardare i video per intero al fine di spiegare tutte le ragioni della censura. Questa condizione aggrava il trauma, dato che il dipendente in alcuni casi già dopo pochi secondi può capire se è il caso o meno di censurare un video, senza la necessità di guardarlo interamente. Tra gli strumenti suggeriti per alleviare i problemi di salute mentale, oltre ad un supporto psicologico costante, ci sarebbe quello di vedere le immagini completamente sfocate, in bianco e nero o senza audio. Tutte misure che al momento non risulta siano state adottate.

Moderatori non tutelati

Il problema deriva anche dal fatto che ad assumere i moderatori non è direttamente Meta, ma le società appaltatrici, risulta quindi ancora più difficile monitorare le loro condizioni di lavoro e lo stato di salute mentale. Già nel 2017, i moderatori in ruoli simili nell'azienda Microsoft avevano citato in giudizio la società, sostenendo che l’esposizione a immagini di "indescrivibili aggressioni sessuali" e "orribili brutalità" avevano determinato gravi disturbi da stress post-traumatico. Tre anni fa, nel corso di una riunione con lo staff, trapelarono i commenti di Mark Zuckerberg riguardo al problema: descrisse le critiche alle condizioni di lavoro dell’azienda come "un po' troppo drammatiche". L'amministratore delegato in seguito corresse il tiro con delle dichiarazioni ufficiali rassicuranti sulla protezione dei dipendenti, ma non è chiaro quanto le condizioni reali di lavoro dei moderatori siano davvero mutate.

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