Lavoro

Come gli imprenditori amici di Orban preferiscono i lavoratori migranti a quelli ungheresi

Una legge autorizza solo 25 agenzie interinali a reclutare stranieri, spesso guidate da persone vicine al partito Fidesz, autore di campagne xenofobe

Il primo ministro dell'Ungheria Viktor Orban nel corso del summit sulle migrazioni a Vienna (Archivio 2023). Foto Heinz-Peter Bader / AP / LaPresse

Preferiscono reclutare lavoratori stranieri per aziende ungheresi, nonostante le campagne discriminatorie del loro paladino Viktor Orbán. Un'inchiesta del giornale Atlatszo ha rivelato che agenzie per il lavoro con legami con il partito di governo Fidesz, accusato di xenofobia e noto per le sue posizioni anti-immigrazione, sono impegnate a reclutare migranti all’estero per conto dei datori di lavoro ungheresi. Tra i reclutatori figura anche un socio in affari del fratello dell’eurodeputato di Fidesz Tamis Deutsch e la vicepresidente di un’organizzazione culturale transfrontaliera che punta a rafforzare l'identità ungherese.

Agenzie interinali amiche del governo

Le società approfittano di una recente legislazione approvata nel 2021 dal parlamento ungherese, controllato dal partito Fidesz di Viktor Orbán. Il disegno di legge semplifica il processo delle imprese che reclutano lavoratori migranti da Paesi esterni all’Unione Europea. La nuova norma consente a società selezionate di assumere lavoratori provenienti da Paesi terzi senza il permesso solitamente richiesto per tali assunzioni. Si tratta di un totale di 25 società, che successivamente sono state insignite del titolo di "agenzia di lavoro interinale qualificato". La normativa prova a rispondere alla grave carenza di manodopera in Ungheria, per cui molte aziende hanno deciso di cogliere rapidamente l'opportunità offerta dal governo. In questo modo nell'arco di due anni le imprese si sono riempite di lavoratori stranieri provenienti principalmente dagli Stati limitrofi al blocco dei 27, come Ucraina e Serbia, come pure da alcuni Paesi asiatici (India, Filippine, Indonesia, Kazakistan).

L'ira degli abitanti

La scelta delle industrie ha però provocato reazioni rabbiose da parte della popolazione, nutrita per anni dalla retorica xenofoba del governo. Orbán e i suoi alleati hanno sempre insinuato che gli stranieri avrebbero "preso i posti di lavoro" degli ungheresi, salvo poi adottare una legge che agevola questa decisione. Nell'inchiesta viene citato il caso della piccola città di Hajdúszoboszló, dove era stato annunciato che una società avrebbe aperto un centro per lavoratori migranti. La notizia ha scatenato "l'isteria di massa": la gente del posto sui social media ha espresso paura e sgomento, sostenendo che gli stranieri sarebbero arrivati andando a "uccidere e stuprare". Ad alimentare l'indignazione ha provveduto lo stesso sindaco della città (un politico indipendente eletto con il sostegno di Fidesz) che ha minacciato i proprietari di immobili disponibili a fornire alloggio ai lavoratori migranti.

Compatibilità con gli ungheresi

Le agenzie autorizzate suggeriscono in alcuni casi anche la nazionalità dei migranti da assumere, come nel caso della Jobtain HR Services Ltd., una delle "agenzie di lavoro interinale qualificato", che in un annuncio recita: "La tua azienda sta affrontando una grave carenza di manodopera? Ecco la soluzione! I lavoratori filippini aumentano la produzione!". Il motivo per cui la scelta è ricaduta su queste persone è stato spiegato dai vertici della società, che affermano di aver studiato le popolazioni "più vicine alla popolazione europea in termini di cultura, prospettiva e adattabilità". Sulla base di queste analisi sono state scelte le Filippine, come ha dichiarato l'amministratrice delegata di Jobtain Magdolna Mihàlyi. La donna è anche la vicedirettrice di una delle organizzazioni culturali più attive in Ungheria, Rákóczi Szövetség, il cui obiettivo è quello di rafforzare l'identità nazionale, puntando anche sull'aumento demografico nel Paese.

L'associazione, che ha ospitato nei suoi campi estivi esponenti di Fidesz riceve anche generose sovvenzioni dallo Stato. Secondo i dati raccolti dall'inchiesta si tratterebbe di 6,5 milioni di euro nel 2021 e 6,1 nel 2020. A favorire il reclutamento dei filippini sarebbe la loro "compatibilità" con lo stile di vita ungherese. "Il riuscito adattamento alla comunità locale ha reso i filippini una scelta ideale sotto molti aspetti: sono cristiani, parlano un buon inglese, sono orientati alla famiglia, disciplinati, laboriosi e aperti alla cultura europea", ha spiegato Mihàlyi, che in un anno ha reclutato quasi mille lavoratori filippini con soddisfazione da parte delle aziende.

Reclutamento tra i rifugiati

Altro caso emblematico è quello della società di risorse umane di Prohuman, legata agli ambienti economici del fratello dell'eurodeputato di Fidesz Tamás Deutsch, il cui amministratore delegato è Sandor Zakor, che gestisce anche la squadra di calcio MTK Budapest. Dopo l'invasione russa dell'Ucraina la Prohuman è stata l’unica agenzia autorizzata a pubblicizzare posti di lavoro vacanti presso il palazzetto dello sport Bok della capitale, divenuta una stazione di transito per i richiedenti asilo ucraini. Gli enti statali che gestiscono il transito hanno negato qualsiasi legame con la compagnia, quindi non è chiaro chi abbia autorizzato la società a pubblicizzarsi in quel contesto.

Secondo l'inchiesta, il responsabile delle relazioni internazionali della Prohuman, l'analista politico David Jozsef Szabo, nei media filo-governativi è solito parlare contro l’importazione di lavoro "migrante". Come quando nel 2017 aveva tenuto un discorso pubblico sul lavoro transfrontaliero sostenendo che l’immigrazione nell’Ue è stata guidata dagli interessi commerciali delle aziende tecnologiche globali, che avrebbe coinciso con la necessità di manodopera nel settore manifatturiero tedesco. Nel 2018 Szabo aveva criticato il pacchetto migratorio delle Nazioni Unite scagliandosi contro "alleati di Bruxelles di George Soros" e le "Ong che forniscono taxi per i migranti".


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